La storia politica del dopoguerra italiano comincia nel 1946 con le elezioni per la costituzione, le prime a suffragio universale. Nelle elezioni del 1946 la democrazia cristiana ebbe il 35,18% dei voti, il partito socialista il 20,72%, il partito comunista il 18,97%. Il capo dei socialisti Pietro Nenni, al congresso di Napoli del 1947, costituì il centro sinistra con il partito comunista di Palmiro Togliatti, considerando il parere degli iscritti al suo partito e ignorando la pletora dei votanti. Nelle elezioni del 1948 la democrazia cristiana ebbe il 48,51% dei voti e la maggioranza dei seggi in parlamento, il partito comunista fu molto rinforzato, il partito socialista crollò. L’Italia precipitò nella guerra fredda, nella corruzione e nello strapotere dei partiti politici che tuttora ci affigge. Conosco la storia di tre socialisti che votarono allora la democrazia cristiana per paura del comunismo. “Turatevi il naso e votate la democrazia cristiana” insegnava Indro Montanelli. Nelle nostre scuole la storia moderna non è insegnata.
Ci sono tante altre voci suoni
che affliggono rallegrano scommettono
sul futuro passato insieme e contro.
Cercare una deriva nave o barca
con zattere canotti e mongolfiere.
Derivando dal poco molto troppo
la nenia canzonetta si arrabatta
e trova ritmi lievi lenti gravi
al senso dell’andare poetando.
La storia che dimentica e si svaria
nel troppo molto insieme non sintetico
perde i pezzi si scuce si arrabatta
precipita nel vuoto disfiatato
togliendo l’oltre andare alla speranza.
Non farsi boicottare né imbrogliare
mantenendo i rapporti nel possibile.
Il mal fatto guadagno è una sciagura
che distrugge il piacere del ben fare
che è possibile sempre se si accetta
di non storcere il naso e andare avanti
disviando al futuro il mal passato.
Cambiar le carte in tavola del gioco
non significa imbroglio se si riesce
a sancire l’accordo tra chi gioca.
Le regole lo stato la fortuna
non sono sempiterne ma variabili
coi limiti del senso e del possibile.
L’impossibile è morte sfacimento
è guerra fuori tempo ritmo suono.
Il ghiaccio del potere è una buriana
che offende spreca gela da scansare
dividendo con gli altri il proprio avere
accogliendo scegliendo disfacendo
senza collera rabbia indignazione.
Il vuoto niente altrui va acculturato
riempito di disegni non distrutto
con altro male nulla contestante.
La cultura potere è una rovina
del dire fare avere cambiamento.
Il potere incultura è senza cruna
per cucire disfare almanaccare.
Tutti soli imperversi aprono porte
sull’abisso del nulla da evitare.
Il denaro potere dei politici
che invita a distruzione va accettato
nel possibile altro costruibile.
Giocare ai bigati
col magro destino
da fuoco al camino
dei tempi passati
rendendoli ingrati.
Un nuovo futuro
con pancia a canguro
da fiato e piacere
al nuovo godere
nel mondo più duro.
La scelta di Nenni
ha reso il mercato
politico un fato
con danni perenni
Non c’è socialismo
non c’è comunismo
sinistra smarcata
con destra malnata
nel mar perbenismo.
Il ridere è un’arte
che cambia le carte
in mano ai violenti
e ai troppi perdenti
che stanno da parte.
Il difficile spazio apprendimento
bisogna valutare e conservare
nell’assedio dei ladri furbi stolti
che non sanno l’apprendere godere
per la guerra competere riuscire
che distrugge le vincite e le perdite
disvalorando distorcendo odiando
riducendo il gran tutto a un puntolino
fracassante nel centro del momento.
Ritrovare l’insieme senza spasimi
è il lavoro dei giorni e delle notti
che s’inseguono sempre per gli uguali.
Rovesciare i pensieri e le persone
nella luce che abbaglia dentro il buio
del possibile altro ritornello.
L’insicura certezza dell’abbaglio
che frastorna scombina inebetisce
può trovare nel nero altri lumini
non mai visti tranquilli conversanti
ombra e chiaro di voci suoni musica.
Ci sono tanti mondi modi vite
per guardare il futuro col passato
le persone importanti e i meno altri
che oscillano la storia e le memorie.
Il troppo molto insieme è senza fine.
Accettare il possibile del fare
precludendo gli spazi senza sforzi
di discussioni inutili svaganti.
Non precedere il tempo né seguirlo:
troppi altri valori e discrepanze
assediano il momento dire e fare.
Non farsi disviare e contagiare
camminando con calma il pieno e il vuoto
del tutto intorno e oltre dei giardini.